TIMOR DI DIO
Timor di Dio, dal vocabolario, stato d'animo di chi teme di far soffrire Dio.
Questo dono dello Spirito è un dono che ci aiuta a rispettare Dio e, di
conseguenza, i fratelli.
Per
capire questo dono molto bello si può riferirsi al racconto di Zaccheo,
ricordate la sua storia?
Zaccheo
è il capo dei pubblicani, molto ricco, riscuote le tasse, inganna la gente per
arricchirsi sempre di più.
Zaccheo
sente dire che Gesù sta arrivando nella sua città ed è incuriosito di vedere
chi sia, si arrampica perfino su un sicomoro per poterlo vedere, ma Gesù lo
vede, lo chiama e gli dice che “deve
fermarsi a casa sua".
Zaccheo pur sapendo di essere in errore non ha
paura di Gesù, apertamente confessa i suoi peccati e promette a Gesù di
provvedere a rimediare restituendo quanto aveva rubato.
Alla
vista di Gesù, attraverso il Timor di Dio (quel dono che aveva lasciato parcheggiato nel suo cuore), Zaccheo scopre di essersi separato da Dio, di
essersi allontanato da Lui e di averlo offeso con le sue azioni e le sue
mancanze.
In
lui nasce a paura di aver fatto soffrire i fratelli che ha ingannato: non ha
paura del castigo di Dio, ma riconosce di averlo offeso e si pente.
Gesù
lo chiama, gli parla, si ferma da lui: in poche parole lo fa sentire amato da
Dio e perdonato.
Il Timor di Dio è dunque il dono dello Spirito Santo che ci
fa capire che Dio deve essere rispettato e amato.
Non vuol dire aver paura di Dio: Dio non ci vuole spaventare,
Dio ci ama come un Padre.
Non è un Tipo suscettibile che spaventa e castiga (ma
neppure Uno che può essere facilmente ingannato e preso per i fondelli: Lui sa
e vede tutto).
Il dono del timore di Dio è strettamente connesso a quello
della pietà. (pietas=“amore dei figli verso il padre”)
Infatti, questo timore di cui parliamo non è il timore dello
schiavo, bensì il timore del figlio, preoccupato di non addolorare il padre con
la propria disubbidienza.
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Il timore di Dio è
l'atteggiamento di chi sa di essere sotto lo sguardo di un padre che desidera il vero bene del figlio.
È il dono che ci fa comportare come il figlio che si preoccupa perché non vuole far soffrire il
padre: ci permette di avere il dovuto rispetto e ci rende consapevoli della
grande bontà di Dio.
Una piccola parte della lezione che non sono riuscita a finire ieri:
C’E’ PAURA E PAURA
Tutti noi abbiamo molte
paure: alcune vengono ”da fuori” e parlano di disastri, virus, tumori...E altre
che nascono “da dentro” e rivelano il disagio di stare con se stessi e di
proiettarsi con serenità verso il futuro, il timore di non essere capiti e
amati…
Esistono paure che
si trasformano in nevrosi ed altre, invece, che fanno bene perché
mantengono alto il livello di attenzione e concentrazione (come quando si
attraversa una strada, si evitano le droghe e i cibi nocivi..)
Molti hanno paura
perfino di Dio: lo vedono come un cecchino sempre pronto a far fuoco su chi si
comporta male.
Il sentimento giusto
verso Dio, invece, è quello del figlio che non vuol far soffrire il padre che
ama.
Nella Bibbia la
parola TIMORE viene usata anche come STUPORE.
Vi sarà capitato,
salendo in montagna, di sbucare dalla nebbia e di trovarvi all’improvviso di fronte
a un panorama pieno di sole e, talmente vasto e bello, da rimanere a bocca
aperta, quasi senza respiro….oppure vi siete mai fermati ad ammirare l’aurora o
il tramonto sul mare o a un quadro particolarmente bello, o un/a ragazzo/a
particolarmente carino/a…
Il sentimento che
avete provato è di meraviglia misto a trepidazione e lo chiamiamo STUPORE: è
ciò che gli autori biblici chiamano TIMORE.
Questo timore nel campo
della fede è ciò che ci fa restare
ammirati davanti alla grandezza dell’amore di Dio: un Padre che accoglie e perdona oltre ogni limite umano.