Sarà per tutti i ragazzi che incontrerò e per chi nel web cerca ispirazione, come ho fatto io tante volte, per gli incontri con i ragazzini che mi sono stati affidati di volta in volta.
Ieri durante l'incontro con i ragazzini di 2^ media ho capito che molti di loro stanno vivendo questo momento storico con assoluta superficialità e totale indifferenza (per i posteri, scrivo all'indomani del 13 novembre, giorno degli attentati a Parigi) .
Alcuni di loro banalizzano, fanno dell'ironia sui morti, sui terroristi, non sembrano aver paura della guerra, ma ritenere che possa essere l'unica soluzione e che, in ogni caso, sarà comunque lontana da noi...
Personalmente non so come finiranno per evolversi le cose, ma so per certo che nessuna guerra ha mai portato la pace senza prima portare tanta disperazione.
Al fine di aiutare tutti a riflettere su come si possano affrontare gli avvenimenti, voglio condividere con voi questa lettera: a scriverla è Antoine Leiris.
Nelle strage del Teatro Bataclan ha perso sua moglie o, per dirlo con le sue parole, "l'amore della sua vita", Hélène Muyal.
Nonostante i terroristi abbiano privato il figlio di 17 mesi di una madre e sia devastato dal dolore, l'uomo non ha alcuna intenzione di lasciarsi andare all'odio e alla rabbia.
Ve la riporto qui sotto senza commenti, con la traduzione trovata online (che dalla mia conoscenza di francese mi sembra abbastanza fedele).
A voi...
"Venerdi sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l'amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio.
Non so chi siete e non voglio neanche saperlo, quello che so è che siete anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore.
Quindi non vi farò il regalo di odiarvi.
Voi l'avete cercato, tuttavia rispondere all'odio con la rabbia sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io abbia paura, che debba guardare i miei concittadini in maniera diffidente, che io sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. E' una battaglia persa.
L'ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d'attesa. Era così bella, bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Naturalmente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma durerà poco. So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere al quale voi non accederete mai.
Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo.
Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come tutti i giorni e poi giocheremo insieme come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo piccolo vi farà l'affronto di essere libero e felice.
Perché no, non avrete mai neanche il suo odio."
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